Se piangi, se ridi.
(Tra lacrime e sorrisi.)
Ci penso a volte. Al potere delle lacrime. Penso a quanto mistero e
quanta forza si nascondono dentro una lacrima. O dentro un mare di
lacrime. Quante emozioni e quali più svariati sentimenti precedano il
momento del pianto. E quante volte, troppo spesso, ci teniamo stretto
quel momento che lo precede, senza poi fare il passo successivo. «
Piangi, piangi che fa bene ». Dovremmo sentircelo dire ogni tanto. Non
succede quasi mai. Sembra che piangere non sia una cosa ben vista, da
quasi nessuno, in nessuna parte del mondo. La società ci preferisce
forti, tutti d’un pezzo. Come se piangere non fosse sinonimo di forza. È
così difficile a volte tirar fuori quello che abbiamo dentro, che
quando finalmente riusciamo ad esternarlo dovremmo solo andarne fieri.
Vi è mai capitato invece di ridere dalla disperazione? Come a
sottovalutare i motivi che c’inducono a piangere? Una vocina nella testa
ci suggerisce che non vale la pena soffrirne e preferiamo riderci su,
convinti che ridere sia la miglior cura. Ridere è sicuramente positivo,
contagioso e sano. Ma nulla toglie che lasciarsi andare ad un pianto più
o meno isterico potrebbe darci la stessa soddisfazione, paragonata
solo, forse, alla possibilità di poter prendere a calci nel sedere chi
ci procura qualsiasi tipo di disagio. Fosse così semplice! Ho conosciuto
addirittura persone che avevano finito le lacrime, o almeno così
andavano dicendo. Mi raccontarono di aver pianto così tanto in vita loro
da rimanere senza lacrime. Si sforzavano alcune volte, si arrabbiavano
pure, ma niente, non usciva niente. Penso che possa essere davvero una
strana sensazione, praticamente insopportabile. Ho conosciuto altre
persone invece, facili al pianto. Ed io mi ci metto in mezzo senza
vergogna. Credo fermamente che le lacrime siano sacre, sono parte di
noi. Sono l’unica cosa che riusciamo fisicamente a buttar fuori nei
momenti di rabbia, l’unico sintomo evidente di un malessere che va
combattuto. Arrivano, se ne vanno e non tornano. Forse è per questo che
certe persone le tengono così al sicuro. Sarà per non lasciarle andar
via che preferiscono farle scoppiare dentro. Ma io credo che se quelle
lacrime sono destinate a venir fuori in qualche modo ci riusciranno, e
preferirebbero sicuramente farlo mostrandosi al mondo piuttosto che
morire in silenzio, esplodendo tra il cuore e lo stomaco. ‘Il paese
delle lacrime è così misterioso!’ diceva Antoine de Saint Exupery.
Dovrebbe farci riflettere questa frase. Se vi è capitato di vedere
qualcuno piangere, vi sarete sentiti come me, incuriositi ed impotenti
allo stesso tempo. Si vorrebbe sempre sapere perché qualcuno piange, e
soprattutto sapere come aiutarlo, ancor di più se è un adulto. Un
bambino te lo racconta il motivo per cui piange, e sa che più griderà e
più riceverà attenzioni. Sfrutta le lacrime a suo vantaggio. Un adulto
invece se le asciuga con il palmo della mano prima che tu possa notarle.
Proprio perché l’attenzione non la vuole attirare. Ma veniamo al
dunque… se può esserci un dunque visto l’argomento: Il dunque è che poi
c’è Eve. Eve è una ragazza particolare: tutto di lei è particolare: la
pettinatura, il colore degli occhi, il modo di parlare. Lei non ha paura
di piangere e scoppia a ridere anche nei momenti più inopportuni,
perché a suo dire non c’è mai un momento inopportuno per scoppiare a
ridere. Se necessario. Peccato però che a volte le succeda ai funerali, o
in fila dal medico, o nel bel mezzo di una lezione. Ha imparato a
rispondere alle persone che la rimproverano con una frase impertinente: «
Meglio ridere che piangere, ma se preferisce che io pianga….». A lei
piace ridere e riesce a far ridere chi le sta attorno, con una semplice
battuta ridicola delle sue, o con una buffa espressione, ma Eve è
sorprendente anche quando piange. Ha la capacità di commuoversi con una
certa facilità e le riesce altrettanto facile arrabbiarsi e sfogare
tutto il suo nervosismo piangendo, liberamente e senza preoccuparsi
delle opinioni altrui. Credo abbia un tasto per i sentimenti molto
sensibile. Eve è come un cellulare di nuova generazione, basta sfiorarla
per avere una sua reazione. Se ride mostra i suoi bei denti e si tiene
la pancia con la mano, come se le si potesse staccare se non la tenesse
stretta. E se piange, i suoi occhi diventano più chiari e più luminosi,
la pelle cambia colorito e lei sembra brillare. Dice che le lacrime le
rendono la pelle più idratata, e sentirle sulle labbra le piace, come se
si riprendesse una parte di sé ed ingoiandole potesse conoscersi un po’
più a fondo. Dice che sono dolci e salate un po’ come lei. Il suo motto
è « Prendi la vita con ironia ma piangi di gusto ». Esistono anche le
lacrime di dolore che diventano lacrime di gioia. In pochi istanti ti
abbandona la tensione e le lacrime cattive diventano lacrime buone.
Quando ad esempio sei preoccupato per qualcuno, e all’improvviso squilla
il telefono, bastano poche parole o un messaggio a riportare tutto in
equilibrio. Oppure dare alla luce un figlio, il dolore e la paura che si
trasformano in gioia inestimabile. Esistono le lacrime di rabbia, che
impiegano un po’ più di tempo a diventare buone, ma quando accade ci si
sente liberi e molto più forti. Ci si sente potenti e vogliosi di
riscattare quelle lacrime buttate al vento, forse un po’ sprecate. E
allora i sorrisi che ne seguono sono ancora più sinceri e più luminosi.
Più significativi. Poi ci sono le lacrime degli innamorati. Quelle che
riservi solo alla persona che ti ha rubato il cuore. Quelle che solo lei
o lui può vedere. Che vogliono dire tutto e niente. A volte sono solo
per dire ‘grazie di esistere’ altre volte solo per esprimere disappunto
nel modo più sincero possibile. Fatto sta che sono lacrime che vanno
baciate via. Non asciugate con la mano o con i lembi della maglietta, ma
con il bacio di chi le ha procurate, nel bene o nel male. Una parte di
te che diventa sua, e quel respiro sul viso ti fa sorridere ancora una
volta. Non possiamo di certo tralasciare le lacrime di coccodrillo. Le
lacrime del senso di colpa, che non si addicono al detto “Meglio tardi
che mai”. Proprio perché sarebbe meglio non arrivassero. Sono fastidiose
per chi le subisce ed insensate per chi le vive. Eve ha sperimentato
quasi tutti i generi di lacrime, preferisce di gran lunga quelle di
gioia, ma ancora meglio se anticipate da momenti di sconforto. Perché si
sa, sono proprio questi momenti a farci apprezzare quelli belli. Non
riusciremo nemmeno a riconoscerli se nella vita non si alternassero. Se
dovessimo limitarci ad osservare il mondo per quello che è al giorno
d’oggi, anche solo fuori dalla porta di casa nostra, forse troveremmo
troppo pochi motivi per riderne. Le situazioni difficili alle quali
siamo sottoposti ci spengono un po’. Prendono gran parte dei nostri
pensieri, rendendoci più freddi e forse insensibili. Credo che la
soluzione per affrontarle al meglio sia continuare a vedere il bene di
quello che ci circonda, ritagliare degli spazi da dedicare alla
positività e a quel che c’è di buono. Accumulare sensazioni felici come
una scorta contro le carestie. Perché di questi tempi c’è carestia di
sentimenti e di buonumore. E tirarle fuori al momento giusto,
indossandole come il più bello degli abiti, potrebbe come minimo
migliorarti la giornata. Scorte di sorrisi, in caso di necessità. È un
po’ quello che fa Eve, sfoggia un sorriso al momento giusto per
rallegrare se stessa e gli altri, una sorta di volontariato che toglie
gran poco tempo a chi lo fa e lascia molto a chi lo riceve. Riesce a
racimolare sorrisi insieme alle mance che le da la nonna. Perché con i
soldi non si comprano attimi di felicità. Ne accumula quantità
industriali, e li libera al momento opportuno quando sente che il mondo
le sta per cadere addosso. Anche se prima si abbandona sotto quel peso,
per poter poi apprezzare di più i propri sorrisi che escono dal “salva
sentimenti”, una sorta di salvadanaio per l’umore, che tiene nascosto là
dove nascono i sogni. Al sicuro. E se vogliamo approfondire un po’ di
più la questione, si può aggiungere che su questo argomento si trovano
in disaccordo anche i più famosi personaggi della letteratura. George
Gordon Byron è convinto che chi ha da fare non ha tempo per le lacrime.
La teoria di Hermann Hesse è diversa: Le lacrime sono lo sciogliersi del
ghiaccio dell’anima. Io credo che la cosa migliore sarebbe equilibrare
lacrime e sorrisi. Lasciando spazio semplicemente a quello che siamo e a
quello che proviamo. Con i sorrisi curiamo noi stessi e gli altri, con
le lacrime sfoghiamo delusioni e dolore. Ci rafforziamo. E restando alla
teoria di Eve, piangere ci aiuterà anche a mantenere una pelle
sorprendentemente idratata. Quello che sto cercando di dirvi, è che la
vita va affrontata senza paura di mostrarsi, e va vissuta con tutti i
suoi sorrisi e le sue lacrime. Nulla è sprecato. In un modo o nell’altro
qualsiasi cosa ci accada ci insegna qualcosa che prima non sapevamo, il
come tenerlo a mente spetta solo a noi. C’è chi racconta, chi ride, chi
piange, chi scrive…